lunedì 20 luglio 2015

LA MAMMA E’ SEMPRE LA MAMMA

Non è un modo di dire a caso, ma sottintende quanto sia forte il legame tra madre e figlio. Parliamo di attaccamento: quel tipo di rapporto che consente la sopravvivenza della specie umana e si attiva in caso di vulnerabilità. Questa relazione consente di riconoscersi come individuo e di stabilire i primi rapporti con il mondo circostante.
Non tutte le relazioni di attaccamento sono uguali, vediamo se riconosci la tua…

LA DISPONIBILE
Mamma che dà conferme alle emozioni dei figli, rispondendo ai loro bisogni. I figli saranno collaboranti, pieni di risorse e parleranno con i genitori entrando in relazione intima con loro.

L’ASSENTE
Mamma che respinge le richieste dei figli. Questi sentiranno svalutate e senza significato le proprie emozioni. Saranno individui isolati, ostili, distanti dai genitori e che non si sentiranno amati e amabili da nessuno, pensando di non suscitare attenzione e interesse nell'altro e di non riuscire a cavarsela da soli.

L’IMPREVEDIBILE
Le risposte alle richieste dei figli a volte arrivano e a volte no. La sensazione è che le emozioni siano valutate in modo ambiguo, cioè che a volte possano emergere nella relazione e altre no. L'idea perciò è che la mamma ci possa essere, ma anche no. Ciò comporta, nei figli, una limitazione nella voglia di esplorare il mondo. Non si è certi di ritrovare la mamma al ritorno e nemmeno della sua protezione, con conseguente attaccamento eccessivo alla figura materna. Crescendo si alternano la voglia di libertà e la ricerca di vicinanza. I figli dell”imprevedibile” saranno tesi oppure passivi, molto tristi e insicuri e in perenne ricerca di attenzione, perché, se da un lato si percepiscono amabili, dall'altro si sentono deboli e incapaci. Stringeranno relazioni in cui alternano intimità ad ostilità.

LA PROBLEMATICA
La mamma sta passando un brutto momento, come un trauma o un lutto, e ancora non riesce a venirne fuori. Il suo comportamento è imprevedibile, ma in senso dissociato e disorganizzato perché immersa in un mondo interiore doloroso. Alla base di questo rapporto c'è la paura e i figli percepiscono e assumono un triplice ruolo:
•vittime. Spaventati dalla paura e dalle alterazioni della mamma;
•carnefici. Possono riattivare tutta una serie di emozioni legate all'accudimento, l'affetto, l'amore e la tenerezza, che però nella madre sono associate ad eventi dolorosi;
•salvatori. La madre riesce anche a trarre conforto dalla loro vicinanza. Il rischio è quello di crescere figli disorientati e non integrati.

Ovviamente non c'è colpa da nessuna parte. Non bisogna colpevolizzare la propria madre per come ci ha cresciuti e per come ci sentiamo ora. Sicuramente molto di noi deriva dal rapporto che abbiamo stretto con lei sin da piccoli. Ma cambiamo prospettiva: proviamo a non pensare che non ci abbia dato tutto, che ci abbia trattati male o che ci abbia trascurati ecc., proviamo a pensare che quello che ha fatto è stato il meglio che poteva fare, il meglio che poteva donarci in quel momento della sua vita.

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