mercoledì 14 ottobre 2015

IV EPISODIO. REBECCATE A PUNTATE.

Se vi siete persi le parti precedenti, trovate il racconto completo nel link qui a destra:
REBECCATE A PUNTATE - E passi il resto della vita a immaginare un altro finale. Buona lettura.
IV PARTE
La nuova casa aveva una cucina color petrolio che me ne fece subito innamorare. Da lì partì la nostra movimentata avventura. La prima volta che Rachid mise piede in casa, gli si illuminarono gli occhi, rimase dieci minuti estasiato ad ammirare il fatto di avere finalmente il bagno e la doccia nello stesso locale e mi si scaldò il cuore.

LA RABBIA DEL MOSCERINO
Dicembre 2010

— Rach, ti piace sul serio?
—Sì, è calda e il bagno è bellissimo.
Non mi serve altro. I suoi occhi che brillano mi faranno sopportare l’idea che non saremo ricchi. Sarà difficile, ma abbiamo l’amore, non serve altro.

Di lì a poco decidemmo di iscriverci in una palestra vicino casa e, avendo bisogno di un certificato medico, incontrai la mia nuova dottoressa della mutua. Era una donna tutta d'un pezzo, diretta, brusca e spesso sconveniente. Il primo incontro non fu entusiasmante. 

LA RABBIA DEL MOSCERINO
Febbraio 2011

Entro nello studio della dottoressa. Non riesco nemmeno ad accomodarmi che una signora minuta, con i capelli mossi e tutti bianchi mi investe con una serie di domande a cui rispondo tentennando.
—Buonasera, perché è qui?
—Avrei bisogno di un certificato medico.
—Per cosa?
—Ah, dovrei iscrivermi in palestra.
—Bene si accomodi sul lettino.
Mi aspetto la solita misurazione di pressione e qualche auscultazione, invece continua:
—Bene si tolga la maglia.
—… ok, va bene.
—Dorme bene la notte?
—Mah, insomma più o meno.
—Lo sapevo.
Annuisce, prevedendo la mia risposta.
Mi palpa la pancia e aggiunge:
—Si sente stanca durante il giorno?
—Un pochino, ma faccio due lavori, credo sia normale.
Contrariata per l’intromissione, mi fulmina con lo sguardo.
Dopodichè comincia a palparmi il collo, mi chiede se ho difficoltà a deglutire e tutta un’altra serie d’informazioni che mi limito a dare senza più interpretazioni personali.
Si mette al computer e comincia a stampare un numero preoccupante di impegnative. Poi con aria di sfida mi consegna il plico:
-Qui c’è il certificato per la palestra e qui gli esami del sangue che sarebbe bene facesse. Torni da me con gli esiti.

Il giorno che decisi di andare a fare gli esami del sangue, fu come andare al patibolo: odio aghi, lacci emostatici e l’odore del disinfettante. E con mia amara sorpresa scoprii che le boccette da riempire erano sette. Non avevo mai superato le cinque. Arrivata davanti all'infermiera ero già bianca come un cencio e avevo la pressione sotto i piedi, tant'è che nemmeno il laccio emostatico riuscì a portare in evidenza quel poco di vene che non si erano ancora nascoste. Dopo un lungo ed estenuante gioco di convincimento, le sette boccette furono riempite e la mia dottoressa ebbe finalmente la conferma che i suoi sospetti erano fondati: ipotiroidismo, dovuto forse ai precedenti traumi e immediata visita da uno specialista.

LA RABBIA DEL MOSCERINO
Febbraio 2011

Il dott. O. mi fa accomodare alla scrivania, mi pone le solite domande di rito, mi visita, ma poi intuisce e si mette in ascolto.
Ha gli occhi profondi e buoni e quindi decido di affidargli il mio segreto e i miei dubbi.
—Ho abortito qualche mese fa, probabilmente questo ha influito sulla mia patologia.
Proseguo giustificandomi e raccontandogli di mio padre nervosamente e trattenendo a stento il pianto.
Lui mi lascia finire e poi, teneramente, i suoi occhi mi stringono in un abbraccio:
—Signorina, tutto l’iter che mi ha raccontato non ha influito minimamente sulla sua patologia, stia tranquilla. E le confiderò che se proprio fossi costretto a scegliere una patologia, probabilmente sceglierei la sua. Non c’è nulla di cui si debba preoccupare. Ma ora, se mi permette, vorrei parlarle come un padre, ho un figlio più o meno della sua età…
Sorrido e lo incoraggio a proseguire.
—Bene. Io mi rendo conto che un aborto sia accompagnato da tutta una serie di emozioni: il senso di colpa, il dolore, la perdita e so che ci vorrà tanto tempo per superarlo. E’ una sorta di mutuo con la vita e ogni rata saldata va festeggiata.
Posso garantirle, però, che le rate del “suo mutuo” non saranno eterne e alla fine riuscirà a perdonarsi. Le auguro ogni bene.

CHECCO
Era una serata strana, una di quelle in cui, anche se non vuoi, ti viene da pensare alla vita: alla tua vita, a quante persone hai incontrato, a quante sono state un lampo e a quante vorresti che fossero ancora qui a illuminarti il viso...

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